4a-5a SE/SM
Brando Quilici - Italia 2022 - 97’

Rimasto solo al mondo dopo un terremoto, il piccolo Balmani scappa dall’orfanotrofio e si inoltra nella fitta foresta per tornare a Kathmandu. Con un cucciolo di tigre del Bengala, che ha salvato dai bracconieri, si dirige verso il monastero di Taktsang in Buthan conosciuto come "Il nido della tigre", dove i monaci buddisti si sono rifugiati dopo l'invasione cinese del Tibet del 1950.

Sinossi

Il piccolo Balmani (Sunny Pawar), nove anni, scappa dall’orfanotrofio in cui vive per tornare nella sua città Kathmandu. Durante il viaggio la sua strada incrocia quella di un cucciolo di tigre del Bengala, catturato da una banda di avidi bracconieri pronti a venderlo al mercato nero. Il bambino riesce a salvarlo e decide di portarlo con sé al famoso monastero Taktsang, noto come Tana della Tigre, luogo da favola di cui gli parlava sempre la mamma. Lì il cucciolo sarà al sicuro grazie alla protezione dei monaci buddhisti himalayani. Inizia così un viaggio avventuroso e complicato in cui i due scopriranno le meraviglie della vita, ma anche i pericoli che essa nasconde. Un’impresa ardua che Balmani riuscirà a portare avanti con l’aiuto di Hannah (Claudia Gerini), direttrice dell’orfanotrofio, che non si arrende di fronte alla scomparsa del bambino. Tra scenari mozzafiato nasce l’amicizia tra il cucciolo di uomo e quello di tigre. Una storia di amore e fratellanza che attraverso la battaglia di Balmani ricorda l’importanza di difendere la Terra e i suoi abitanti dalle barbarie dell’uomo.

Approfondimento

Note del regista

Conoscevo la leggenda nota in tutta l’Asia che narrava del Guru Rimpoche, l’uomo santo per i Buddisti, che volò nel IX secolo a cavallo di una tigre dal Tibet al Bhutan per fondare il monastero del Tiger’s Nest. E così, quando nel 2015 lessi del programma del WWF “Save the tigers now”, pensai che bisognava realizzare un film rivolto ai giovani, per far sapere loro che esiste un mondo in pericolo. Di questi straordinari felini ne restano soltanto 3900 esemplari in libertà e in Nepal, uno degli habitat naturali della magnifica tigre del Bengala, il numero è inferiore a 300. Il film, per certi aspetti, riflette proprio su questo: la conservazione della fauna selvatica e la scomparsa delle specie. Per documentarmi ho viaggiato nel Nepal subito dopo il terribile terremoto del 2015. Ho incontrato persone straordinarie, come Meg Done, che all’epoca ha costruito un orfanotrofio per 45 bambini, ho passato alcuni giorni con loro e ho capito che la mia storia aveva l’opportunità di raccontare anche degli incredibili, esili ma fortissimi bambini nepalesi e di luoghi come la “casa dei bambini”, una comunità affiatata, luogo di amore e guarigione, dove i piccoli che hanno vissuto tragedie e perdite trovano una nuova dimora. È nato così un film che mette insieme le emozioni della fanciullezza e della crescita alle difficoltà di essere orfani. L’avventura che il protagonista intraprende per salvare la tigre, rispecchia la situazione che vive il cucciolo: Balmani (che in nepalese vuol dire “piccolo gioiello”) - un ragazzo nepalese, orfano, di 12 anni, vittima proprio di quel tragico terremoto - e Mukti - un cucciolo di tigre del Bengala vittima dell’avidità dell’uomo - intraprendono un viaggio incredibile dalle pianure erbose del Nepal tropicale fino all'alto Himalaya per raggiungere il Tiger’s Nest. Le riprese sono state molto impegnative, ma ho avuto la fortuna di collaborare con alcuni dei migliori professionisti. La troupe cinematografica è stata in grado di muoversi velocemente per catturare la naturalezza delle scene. La cinepresa è stata montata spesso bassa per filmare l’espressione del cucciolo da vicino. Un altro elemento essenziale del nostro lavoro è stato quello di catturare le condizioni estreme della regione Himalayana. In Nepal, nell’arco di 50 km, il paesaggio cambia dalle pianure Sub-tropicali del Chitwan alla vetta dell’Annapurna a 8100m. Tutto è su larga scala: la catena Himalayana si sviluppa per una lunghezza che potrebbe coprire metà dell’Europa, con le valli più profonde, le montagne più alte ed il terreno più accidentato del pianeta. La prima parte del film si svolge nella giungla del Chitwan. Qui abbiamo voluto evidenziare la luce, il canto degli uccelli e le grida degli animali selvatici per rappresentare la natura incontaminata. La seconda parte del viaggio si sviluppa a Kathmandu, in considerevole contrasto. I protagonisti si muovono in un contesto urbano inquinato, con strade affollate, caos, rumore, sguardi indifferenti e pericoli di ogni genere. Nella terza parte del viaggio lasciamo il panorama soffocante della città ed entriamo nel mondo dell’Aria Sottile oltre i 4000 metri, dove il tempo si muove lentamente e lo spazio ha una dimensione diversa. Per la gente del posto, si viaggia per lo più a piedi e i viaggi richiedono giorni, a volte anche settimane. Nella giungla subtropicale del Nepal, le riprese sono state possibili solo dall’alto degli elefanti, per non disturbare le tigri. Questo ci ha permesso di avvicinarci senza disturbare il loro equilibrio. Per catturare il potere silenzioso dell’Himalaya, nell’antico regno del Mustang, abbiamo lavorato anche utilizzando i droni ed una troupe ridotta in modo da poter filmare luoghi altrimenti inaccessibili e lontani dai moderni comfort. Abbiamo usato elicotteri per portare il protagonista sugli alti passi montuosi dove avrebbe camminato con la piccola tigre. Le vette più alte dell’Himalaya fanno da sfondo a quest’ultima parte del viaggio, come la montagna Ama Dablam, considerata dalla gente del posto la dimora degli dèi. Abbiamo stabilito la nostra base nel piccolo aeroporto di Syangboche a 3750 m. La sua piccola pista di atterraggio sembra sospesa in aria, piuttosto che radicata a terra. Negli ultimi tempi sono state avvistate tigri fino ad oltre 4000 metri di altezza. Una speranza che il loro habitat, invaso a valle dall’uomo, si possa allargare agli spazi infiniti delle colline himalayane.

Spunti didattici

  • Che cosa sapete sulla tigre del Bengala?
  • Cercate il Nepal e il Bhutan sulla cartina geografica
  • Che cosa ne pensate di questo film? Che cosa vi è piaciuto e che cosa non vi ha convinto?
  • Il viaggio in questo film ha un’importante funzione: permette al protagonista di diventare grande e superare alcune prove della vita. Pensando all’inizio del film (quando Balmani scappa dall’orfanotrofio) e all’ultima scena (quando il ragazzo congeda la giovane tigre) provate a spiegare come cambia Balmani grazie al viaggio.
  • Balmani e Mukti diventano subito amici, e, come spesso succede tra amici, vanno d’accordo perché un po’ si assomigliano. Spiegate perché, portando degli esempi.
  • Durante il viaggio Balmani e Mukti incontrano varie persone che li aiutano a proseguire il loro cammino. Si tratta in genere di comunità indigene. Vi ricordate i loro nomi? Che cosa fanno? Che cosa hanno in comune?
  • Chi sono invece i cattivi, quelli che ostacolano il viaggio del protagonista? In che modo si distanziano (sia fisicamente sia nei modi di essere) dai buoni?
  • Il film offre delle spettacolari visioni della natura incontaminata: dalle inquadrature di animali in libertà, alle immagini suggestive delle montagne dell’Himalaya fino alle ultime scene del colorato monastero buddista. Quale immagine in particolare vi è rimasta più impressa?
  • C’è invece una scena che vorreste togliere dal film o che cambiereste? Spiegate perché.
  • Nel film si racconta la leggenda del Tiger’s Nest secondo la quale il Guru Rimpoche, l’uomo santo per i Buddisti, volò nel IX secolo a cavallo di una tigre dal Tibet al Bhutan per fondare il monastero del Tiger’s Nest. Anche Balmani conosceva questa leggenda, perché sua madre gliela raccontava spesso quando era ancora viva. Conoscete anche voi una leggenda del vostro paese, che avete letto a scuola o che un parente vi ha raccontato?
  • Il film offre molti spunti di discussione su temi quali l’amicizia, il rispetto della natura, il viaggio come scoperta di sé, i valori legati alla solidarietà. Fate almeno un esempio tratto dal film che illustra uno di questi temi.